COMUNICATO STAMPA
Progetto "Meridiani con Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena e Chiara Camoni 
 
Fondazione NOMAS
 

Meridiani è un progetto a cura di Raffaella Frascarelli, promosso dalla Nomas Foundation di Roma e vincitore del Bando indetto dalla Regione Lazio “Arte sui Cammini”. Si articola in tre percorsi artistici affidati a Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena e Chiara Camoni ed è volto a valorizza il patrimonio storico e paesaggistico trasformandolo in spazio simbolico di condivisione culturale attraverso l’arte contemporanea.

In ogni epoca, le rotte segnalano la necessità di trovare spazi di libertà: nei secoli, grazie a questi itinerari i popoli hanno definito e condiviso aspetti culturali relativi al sacro, alle tradizioni, all’episteme, alla memoria, hanno esplorato e si sono confrontati con la storia, il tempo e l’ignoto. Ancora oggi, i popoli vivono seguendo il ritmo del cammino, del nomadismo che spinge lo sguardo alla scoperta di altri paesaggi, altre mete, altre possibilità̀ di vita, altri desideri, interiori e corporei. A partire da una riflessione di carattere storico sulle francigene antiche, lungo le quali si affrontavano viaggi lunghi e difficili spinti dalla fede, Meridiani si radica nelle francigene contemporanee che si trasformano in spazi simbolici di solidarietà e condivisione culturale attraverso l’arte contemporanea. Di queste rotte tracciate dai cammini, la Francigena Meridionale del Lazio conserva l’impronta della vocazione sociale dell’Europa verso il Mediterraneo, il Nord Africa, il Medio Oriente e oltre, a ovest verso l’Oceano Atlantico e le Americhe, a sud verso l’Oceano Indiano e l’Asia;  nella Francigena Orientale del Lazio, l’accesso culturale dell’impero romano si snoda verso il cuore degli Appennini e oltre verso il Mare Adriatico e le culture balcaniche.

È attraverso la Francigena Meridionale che la sacralità di Roma si connette a quella di Gerusalemme e si dilata a comprendere tutte le millenarie culture che si affacciano sul Mediterraneo. In questo mare in mezzo alle terre, la divisione nord-sud impartita dalle strategie di neoliberismo e ipercapitalismo scompare all’interno del meridiano, arco immaginario che unisce e mette in relazione il vivere umano: un segno immateriale che si offre come segnale dell’urgenza di un nuovo progetto politico in grado di cancellare le discriminazioni economiche, restituendo dignità a una geografia umana offesa dall’indifferenza. Lungo la rotta del meridiano, il motus del soggetto riconfigura la mappa etica della società, affronta la crisi endemica della modernità e post-modernità, traccia altre rotte di senso condiviso.

Costruire un futuro possibile e per tutti è un viaggio che richiede una mappa e una rotta autenticamente egalitarie e solidali: in tal senso, Meridiani è un appello a connettere comunità e storia, a orientarsi in relazione agli altri, a ricostruire eguaglianza estetica. I cammini segnati nel tempo da pellegrini e da viaggiatori si estendono oltre i confini geopolitici, storici, personali, narrazioni sul senso attribuito al tempo e allo spazio, alle relazioni umane, al vivere civile, alla stratificazione della storia, alla coscienza collettiva e individuale.

 

Senza titolo (Gloria) di Giorgio Andreotta Calò  un’opera articolata in tre parti distinte, ma complementari: un cammino compiuto nell’arco di un mese dall’artista – a piedi e in solitaria – lungo l’Italia, da Venezia ad Amatrice.  

Un segno tangibile di questo percorso lasciato a Leonessa sul tradizionale Cammino di San Benedetto; e infine un libro d’artista. Il percorso si snoderà da Nord a Sud, seguendo idealmente una porzione della Faglia Gloria, la frattura dove si incontrano la zolla europea e quella africana, che percorre gran parte dell’Italia ed è responsabile degli eventi tellurici che spesso colpiscono la Penisola, come della morfogenesi di questo territorio e, indirettamente, delle sue peculiarità antropologiche e culturali. Il cammino di Giorgio Andreotta Calò ripercorre al contrario la direttrice di trasmissione delle onde sismiche, nel tentativo di dare vita a un’azione rituale e apotropaica, personale e collettiva che rifletta sullo stato di crisi generato dal terremoto. Scegliendo Venezia come punto di partenza simbolico perché città natale e luogo in cui ha avvertito il sisma del 24 agosto 2016, l’artista si dirige verso il suo epicentro. Percezione della precarietà, senso dell’abitare e ricostruzione di una comunità. Queste le riflessioni che animano il cammino. La nozione di motus viene quindi indagata e tradotta attraverso il gesto del camminare ma al contempo in riferimento al terrae motus fino a quel moto di spirito, legato alle istanze ed alle urgenze del presente. 

Un cammino in solitario da Venezia fino ad Amatrice della durata di 30 giorni lungo la faglia Gloria e la Francigena Est del Lazio: il cammino è iniziato il 24 agosto scorso, a tre anni dal terremoto che ha colpito la città e si concluderà ad Amtrice il 25 settembre.

 

Monolite diviso e distante (113 km)” di Francesco Arena mette in relazione due contesti e luoghi storici differenti: da una parte il luogo reale nel quale l’opera è installata, la via Francigena meridionale del Lazio creata dal cammino di migliaia di pellegrini e credenti nei secoli; dall’altra il cammino da percorrere in barca che oggi centinaia di migliaia di esseri umani compiono in cerca di una migliore condizione di vita attraversando il Mediterraneo. Le vie francigene che collegano il nord Europa al sud Italia entrano in relazione con un percorso inverso che da sud va verso nord, dall’Africa a Lampedusa, prima frontiera europea. Entrambi i percorsi sono cammini di ricerca, di fede, di speranza che sollecitano riflessioni di ordine culturale, le stesse che saranno oggetto del laboratorio condotto insieme agli studenti della scuola media “Salvatore Marchetti” (si veda § 4: Laboratorio Francesca Arena). L’opera è una sorta di pietra miliare che segna queste due distanze, un monolite diviso in due attraverso un trauma. Dopo aver modellato in creta un monolite cilindrico, un blocco unico alto 180 cm, l’artista ha diviso longitudinalmente tale menhir in due parti tagliando e tirando in sensi opposti. Da questi stampi sono stati fatti due modelli in cera poi fusi in bronzo. Le due sculture finali conserveranno nelle loro forme la distorsione impressa dall’azione dello strappo di divisione. Una metà del monolite sarà installata sulle rive del Monumento Naturale Lago di Giulianello e l’altra metà lungo la Francigena meridionale di Terracina, 113 km di distanza l’una dall’altra, la stessa che separa l’Africa dall’Europa. Le due sculture saranno il simbolo di questo strappo storico e sociale che paradossalmente si sta consumando sulle coste di un mare, il Mediterraneo, che per millenni ha rappresentato lo sforzo di una sola cultura fatta da molti popoli, alcuni dei quali oggi vedono nell’Europa la terra dove poter ricominciare, lontano da povertà, guerre, violenze, la terra promessa che negli ultimi 70 anni di storia, dopo due tragiche guerre e la shoah ha costruito una società civile che accoglie, include, comprende, solidale nella misura in cui solo una civiltà può esprimersi.

 

Tra terra e cielo” di Chiara Camoni è un omaggio al paesaggio, capolavoro assoluto dell’arte italiana, in relazione alla metafisica del vivente

Che si viva in una grande città o in un piccolo borgo toscano come Chiara, il paesaggio italiano è linfa che nutre da secoli l’immaginario italiano: nel paesaggio il codice umanista che attraversa arte e pensiero. L’amore per l’equitazione scoperto da qualche anno ha ispirato Chiara alla creazione di uno spazio dove persone e animali che transitano lungo la francigena potranno riposare e bere, un’area di sosta affacciata sul paesaggio. Radicale alterazione del concetto stesso di monumento, l’opera trasformerà persone e animali che vi sosteranno in monumento vivente, spazio al contempo reale e simbolico che non intende celebrare né vittorie, né trionfi, ma soltanto la quiete e la bellezza di poter attraversare il paesaggio e sentirsene parte. Un monumento vivente dedicato alla natura, alla bellezza del paesaggio e a tutti gli animali domestici e selvatici che avranno bisogno di trovare un riparo, di dissetarsi, di riposare, un luogo dove l’arte celebra la metafisica del vivente. L’osmosi tra animali selvatici che vivono nel bosco, domestici che seguono le orme dell’uomo e uomo stesso che agisce nel paesaggio riportano l’attenzione sul rispetto verso la natura, elemento sacro alla sopravvivenza della specie umana.Nella magia del bosco di Rocca Massima la piazzola di sosta sarà costruita con materiali raccolti nel bosco stesso, presso un antico fontanile dotato di ‘cona’, grotta adibita nel passato a uso devozionale e ancora parzialmente affrescata. La ‘cona’ ospiterà le sculture in argilla di animali domestici e selvatici che i bambini della scuola materna realizzeranno insieme all’artista.

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