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Il restauro della Piramide Cestia FONDAZIONE ITALIA IN GIAPPONE
  21 aprile 2015
Piramide Cestia
 

Un anno fa Yuzo Yagi, titolare della Tsusho Ltd, marchio di esportazione di tessili italiani in Giappone, è venuto a Roma e, tra un appuntamento e l'altro, ha visitato la città. Folgorato dalla visione della Piramide Cestia e angustiato dalle cattive condizioni di conservazione nelle quali versava, Yagiha deciso, grazie all’interessamento e alla cura della Fondazione Italia in Giappone di sponsorizzarne il restauro, donando due milioni di euro e firmando un contratto con la Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma. Un intervento che, oltre a restituire alla cittadinanza e ai visitatori un monumento d’impareggiabile fascino e originalità, costituisce un esempio di grandissimo interesse in relazione al potere d’intervento dei privati sulla salvaguardia dei beni culturali, con tutte le relative prerogative di efficacia e agilità operative. Un modello che dischiude interessantissime prospettive per l’immediato futuro, se comunicato mediaticamente e recepito dagli operatori.

«Questo bene appartiene al mondo», dice Yagi, «appartiene a tutta l’umanità». Il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini dichiara: «E’ un esempio che deve servire da stimolo per altri privati e imprese italiane. Ci sono incentivi fiscali formidabili per le imprese che hanno sede in Italia: l’art bonus è il 65%, un incentivo che ci mette davanti a tutti gli altri Paesi europei». Il soprintendente ai Beni archeologici di Roma, Mariarosaria Barbera aggiunge: «E’ un importante atto di mecenatismo di un privato, che guarda con amore all’Italia e al suo straordinario patrimonio storico e monumentale».

Eretta vicino a Porta San Paolo, la piramide, un tempo monumentale nel suo candore marmoreo, era ingrigita e dimenticata dai romani. I viaggiatori del Grand Tour, invece, ne avevano colto la bellezza e l'imponente semplicità, celebrata in centinaia diincisioni e disegni. L'intervento finanziato da Yagi ha mirato al recupero dei marmi e delle superfici esterne del monumento e a sondare il suo interno: da anni infatti, proseguono indaginiradar e ultrasoniche sul monumento, che hanno evidenziato la presenza di zone cave che potrebbero celare strutture mai investigate.

I lavori di restauro sono iniziati a marzo del 2013, procedendo a ritmi velocissimi, concludendo l’intervento con 3 mesi di anticipo rispetto al previsto. La rapidità degli archeologi italiani ha spinto Yagi a rinviare l’inaugurazione del monumento, che ora è già esposto alla vista dei visitatori, nella sua ritrovata bellezza.

Del resto la rapidità d’esecuzione appartiene alla storia della piramide, costruita in soli 330 giorni, tra il 18 e il 12 a.C., come Gaio Cestio - uomo politico romano, membro del collegio sacerdotale degli epuloni - dispose nel testamento, pena la perdita della sua ricca eredità. Gli eredi s’affrettarono a eseguire la disposizione e completarono la costruzione con qualche giorno di anticipo.

La presenza di un monumento funebre in forma di piramide si deve al fatto che l’Egitto era divenuto provincia romana nel 30 a.C. e la sua cultura sontuosa stava venendo di moda anche a Roma. La struttura, alta 36,40 metri con una base quadrata di 29,50 m di lato, è composta da un nucleo di opera cementizia con cortina di mattoni. Il rivestimento esterno è costituito da lastre in marmo lunense. La camera sepolcrale, di 23 mq fu murata al momento della sepoltura, secondo l’usanza egiziana.Al medioevo risale la prima violazione della tomba, attraverso un cunicolo scavato sul lato settentrionale, che ha determinato la perdita dell’urna cineraria e di porzioni notevoli della decorazione.

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