ARCHIVIO COMUNICATO STAMPA
L’arte austriaca nella Collezione Würth 
  fino al 26 gennaio 2019
Art Forum Würth Capena
L’arte austriaca nella Collezione Würth
 

Inaugura all’Art Forum Würth Capena, uno dei 15 spazi espositivi del Gruppo Würth, la mostra “A.E.I.O.U. Da Klimt a Hausner a Wurm – L’arte austriaca nella Collezione Würth”, dopo esser stata presentata nel 2013 nel Museo Würth di Künzelsau.

In esposizione un’ampia scelta tra dipinti, opere grafiche e sculture di più di trenta artisti, iniziando da  Gustav  Klimt,  Oskar  Kokoschka,  Rudolf  Ribarz,  Carl  Fahringer,  passando  per  la  vasta produzione artistica austriaca del XX secolo, con figure quali Friedensreich Hundertwasser, Rudolf Hausner, Hermann Nitsch, Arnulf Rainer, Alfred Haberpointner, Alfred Hrdlicka, Peter Pongratz, fino ad arrivare agli esponenti più giovani come Erwin Wurm, Markus Redl e Markus Hofer.

L’arte   austriaca   gode   di   una   posizione   privilegiata   all’interno   della   Collezione   Würth, rappresentando ad oggi la raccolta più vasta di opere di artisti austriaci al di fuori dell’Austria custodita da una collezione privata.

Particolare è anche il rapporto che lega il Prof. Dr. h. c. mult. Reinhold Würth a Salisburgo, luogo eletto come sua seconda residenza e che nel 2015 gli ha conferito il “Ring” (anello), come riconoscimento per le numerose attività culturali lì sostenute, tra cui il “Walk of Modern Art”, un percorso di sculture esposte in vari punti della città (tra cui opere di Kiefer, Mario Merz, Abramovic, Balkenhol, Plensa, Cragg e Wurm) e il parco di sculture presso Schloβ Arenberg, sede della AAF (The American Austrian Foundation).

Inoltre, uno degli spazi espositivi del Gruppo, l’Art Room Würth Austria, è presente dal 1999 a Böheimkirchen, alle porte di Vienna.

Il titolo della mostra “A.E.I.O.U” strizza l’occhio al motto mistico, che l’imperatore Federico III nel XV secolo fece inserire nel suo stemma, nelle iscrizioni, negli inventari ed edifici da lui commissionati.

Un’interpretazione recente lo traduce così: ”Austria Europae Imago, Onus, Unio” (L’Austria come immagine,  onere  e  unione dell’Europa)  e la descrizione del  Paese d’oltralpe come specchio dell’Europa può ben riflettersi nell’arte, basti pensare all’enorme contributo offerto alla modernità dalle specificità del sentire mitteleuropeo nell’ambito delle arti visive, della letteratura, della musica e della psicoanalisi. Un motto misterioso e mai chiarito del tutto, che punta l’attenzione su un Paese che ha avuto spesso un ruolo centrale nella storia europea, come confermato dalle recenti elezioni presidenziali.

Nonostante la sua posizione autonoma, l’evoluzione dell’arte austriaca è da vedere sempre in relazione alle principali tendenze internazionali.

All’inizio del XX secolo la Secessione viennese, influenzata dalle correnti artistiche europee del tempo e puntando a uno sviluppo autonomo dello Jugendstil, aspirava a un rinnovamento della concezione artistica tradizionale. Inoltre l’impressionismo francese influenzò molti artisti come ad esempio Eugen Jettel, Rudolf Ribarz e Otto von Thoren. Anche in Austria la seconda guerra mondiale ebbe come conseguenza la nascita di un nuovo orientamento artistico. Lo scultore Wotruba lasciò un’impronta importante nella scultura austriaca e nella sua scuola si sono formati Hoflehner e Hridlicka.

L’Art Club di Vienna divenne istituzione di riferimento nel secondo dopoguerra e luogo di scambio per gli artisti dal movimento surrealista fino all’arte astratta.

Tra le esperienze dei primi anni ’60 suscitarono scandalo e forti reazioni le ricerche dei pionieri dell’azionismo viennese Brus, Nitsch, Muehl e Schwarzkogler, le cui performance furono spesso ritenute oscene o illegali dalle forze dell’ordine.

Nel 1968 artisti quali Pongratz, Ringel e Kocherscheidt si presentarono al pubblico sotto il nome di “Wirklichkeiten” (le realtà). Condussero il linguaggio della pittura austriaca a una nuova fioritura, che negli anni ’80 raggiunse il suo apice nel “trionfo della pittura” (Dieter Ronte) con i nuovi selvaggi austriaci.

Ad  alcuni  artisti  presenti  in  mostra,  tra  cui  Damisch,  Haberpointner,  Rudolf  Hausner,  Xenia Hausner, Hrdlicka, Hundertwasser e Rainer, la Collezione Würth ha dedicato nelle sue sedi mostre monografiche.

Diverse le partecipazioni a varie edizioni della Biennale di Venezia (ad esempio Fronius, Anzinger, Rainer, Wurm e Zitko), come importanti sono i punti di contatto con l’Italia, a cui è molto legato ad esempio Hermann Nitsch. Per volontà del suo storico gallerista Giuseppe Morra, nel 2008 è stato inaugurato a Napoli il Museo Nitsch e non lontano da Capena a Torrita Tiberina la Fondazione Mario & Maria Pia Serpone nel 2012 ha costruito ex novo la Cappella Nitsch, che custodisce alcune opere dell’artista.

Hradil, presente in mostra con due dipinti, vinse nel 1963 una borsa di studio del Forum Austriaco di Cultura a Roma e gli scultori Hoflehner (scomparso nel 1955) e Redl, attratti dalla tradizione plastica toscana, hanno entrambi scelto la regione come una delle sedi dei loro atelier, rispettivamente a Colle Val D’Elsa e Carrara.

La mostra è accompagnata da un catalogo dell’editore Swiridoff

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